RESTAURO
E RISANAMENTO CONSERVATIVO DELLA CHIESA ARCIPRETALE DI ARSIERO - DIOCESI
DI VICENZA

Pala di San Michele Arcangelo opera di Albano Tomaselli
- 1850
RELAZIONE ILLUSTRATIVA DEI
LAVORI ESEGUITI (1996-97)
Narrare in poche righe il corso dei lavori
di restauro del Duomo di Arsiero appare impresa non facile.
La complessità e la vastità degli
interventi via via succedutisi, con le implicazioni umane, storiche,
architettoniche ed in generale artistiche, presenti nel corso di circa
un anno di lavori, richiederebbero una trattazione ampia ed estesa.
Di seguito cercheremo comunque di far capire, con una sintesi forzatamente
schematica, l’iter metodologico seguito e lo sviluppo delle varie fasi
del restauro.
Prima di iniziare i lavori sono stati eseguiti
vari sondaggi stratigrafici negli intonaci che hanno evidenziato, nonostante
qualche fugace speranza, l’assenza di sottostanti affreschi. All’interno
i maggiori problemi erano presenti a livello del basamento e nella navata.
In particolare lo zoccolo di base evidenziava diffuse efflorescenze
saline e vari distacchi di intonaco. Nella volta semiellittica, a struttura
lignea, le infiltrazione d’acqua dal tetto avevano prodotto fessurazioni
e successivo distacco di porzioni d’intonaco che, cadendo da circa 18
metri di altezza, avevano determinato l’inagibilità del duomo
ed evidenziato l’improcrastinabilità dei lavori di sistemazione.
Sempre all’interno, sia le pareti, sia le semicolonne, sia la navata
, risultavano ricoperte da una strato di pittura a tempera, eseguita
negli anni ‘60, alquanto deteriorata e sporca.
Dopo aver posto in opera le adeguate impalcature,
che davano maggiormente l’idea della grandiosità del volume edilizio,
hanno potuto avere effettivo inizio i lavori di restauro previsti, utilizzando
una metodologia di intervento finalizzata alla conservazione delle strutture
e decorazioni esistenti. I lavori sono stati eseguiti sotto il controllo
della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Verona.
La prima fase è consistita nel lavaggio
delle pareti, semicolonne, trabeazione, navata ecc.. con getto d’acqua
nebulizzata a bassa pressione. In tal modo è stato tolto lo strato
sporco e deteriorato delle esistenti pitture, riportando a nudo l’originaria
finitura a gesso (realizzata tra il 1922 e il 1924). Per eliminare l’umidità
ascendente si è operata la completa demolizione dell’intonaco
del basamento sino a far emergere la muratura.
Trascorsi alcuni mesi , che hanno permesso
alla struttura muraria di asciugarsi, lo strato di intonaco è
stato ripristinato usando un impasto a base di cocciopesto e calce naturale.
Nella navata il consolidamento delle varie fessurazioni
è stato attuato mediante l’uso di resine epossidiche iniettate
a pressione e l’inserimento di tiranti metallici. Si è inoltre
eseguito il ripristino di alcune porzioni delle cornici in gesso a decorazione
della volta come, ad esempio, i tre raffinati quadrilobi centrali. Attenti
controlli sono avvenuti anche per la trabeazione con cornice, fregio
e architrave e per i capitelli corinzi a foglia d’ulivo delle semicolonne,
che risultavano ben conservati e praticamente integri.
Successivamente, dopo una ricerca storico-filologica
cromatica, sulle pareti , trabeazione e navata, sono state applicate
una mano di fondo e più mani di idonea pittura a base di calce.
Le semicolonne ed il basamento invece sono stati ricoperti con finitura
a più mani di marmorino -grassello di calce, polvere di marmo
e ossidi coloranti-.
Tutti i marmi - altari, statue, pulpito - sono
stati oggetto di accurata pulizia per mezzo di soluzione di acqua e
bicarbonato d’ammonio nebulizzata e spazzolata sulle varie parti, nonché
applicazioni di impacchi di cellulosa. Dopo la pulizia dei capitelli
delle semicolonne e del modellato in gesso dello Spirito Santo, è
emersa una antica doratura, alquanto obsoleta. In particolare la colomba
dello Spirito Santo aveva un’ala spezzata e vuoi sui raggi, vuoi sui
capelli degli angioletti , si scorgeva una leggera patina dorata. Conseguentemente
è stata presa la decisione di ripristinare tale brillante finitura,
con la posa di foglia d’oro, ottenendo così un risultato di piacevole
e sicuro effetto. Tutte le scritte alla base della volta dell’abside
e sul grande modellato in gesso a racemi sopra l’arco che divide il
presbiterio dall’area per i fedeli, erano ricoperte da una pittura marrone.
In seguito alla pulitura è emersa la primigenia finitura di colore
blu di lapislazzuli, tanto usata anche da Michelangelo per rappresentare
il cielo (ad esempio nell’affresco del Giudizio Universale della Cappella
Sistina). Si è così deciso di ripristinate le scritte
con tale particolare e brillante colore.
All’esterno le pareti presentavano un paramento
alquanto deteriorato e fessurato, ricoperto in alcune zone da funghi
e muschi. Dopo attenta battitura su tutta la superficie sono perciò
stati demoliti tutti gli strati inconsistenti di intonaco. Il consolidamento
delle fessurazioni più significative è stato attuato mediante
iniezioni a pressione di resine epossidiche. Il ripristino dell’intonaco
è avvenuto con impasto compatibile all’esistente a base di sabbia
e calce naturale .
Da puntuale analisi dei vari strati di intonaco
è emersa l’originaria finitura lucida, realizzata mediante lisciatura
a fresco di uno strato di grassello di calce. Con scelta filologica
è quindi stata realizzata nuovamente tale finitura, presente
già nel 1776 anno di consacrazione del Duomo, che garantirà
al muro maggiore resistenza agli agenti atmosferici. Inoltre la parete
posta ad ovest è stata trattata con sapone marsiglia dato a fresco
, per aumentarne ulteriormente la resistenza.
La bellissima facciata principale , forse l’unica
nel vicentino con attico, è stata convenientemente pulita con
getto di acqua a bassa pressione per eliminare i depositi organici e
inorganici; sono inoltre state demolite e ripristinate alcune porzioni
ove l’intonaco risultava deteriorato. La finitura è stata realizzata
a più mani di marmorino a base di grassello di calce e polvere
di marmo, usando tonalità cromatiche leggermente diversificate
al fine di evidenziare maggiormente il contrasto chiaroscuro degli elementi
che compongono la facciata.
Le tre statue, poste agli angoli del frontone e i pinnacoli in pietra
sono state oggetto di accurata pulizia con getto di acqua nebulizzata
, di consolidamento per le parti deteriorate, con iniezione a pressione
di resine e l’uso di tiranti metallici. Tutta la superficie esterna
è stata protetta con uno strato a base di resine e polvere di
pietra dello stesso tipo con cui sono realizzate le statue. Le sfere
poste alla sommità dei pinnacoli sono state sostituite con nuove
in ottone trattato a bagno d’oro.
Da evidenziare infine i lavori di lucidatura
dell’ottocentesco pavimento in marmo a quadroni bianchi e rosati e la
lucidatura del pavimento alla veneziana dell’oratorio. A completamento
degli interventi realizzati ricordiamo il completo rifacimento dell’impianto
elettrico e dell’illuminazione e la funzionale sistemazione del sagrato
e di tutta l’area esterna pertinente al complesso architettonico.
Un vivo ringraziamento all’Arciprete Don Sergio
Fracasso per i qualificati e puntuali consigli e a tutte le maestranze
che hanno eseguito i lavori , dimostrando abilità, competenza
e disponibilità a tradurre in pratica le indicazioni via via
impartite. Si ringraziano infine tutti coloro che a vario titolo hanno
contribuito alla realizzazione dei lavori di restauro , convinti che
la più grande soddisfazione sia quella di aver permesso alla
comunità di riappropriarsi del più significativo luogo
di culto, nonché del più importante complesso storico-
architettonico di Arsiero ed uno dei maggiori della provincia di Vicenza.
Arsiero 12.07.1997 Arch.
Nicola Busin
Articolo pubblicato sul periodico "Stella
Alpina" n. 74 di luglio 1997
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